AMORE E DIRITTO: L’AMORE AL TEMPO DEI SOCIAL
Matrimoni sempre più a rischio a causa dei social network. Circa la metà
delle cause di separazione avviene per la scoperta di un tradimento virtuale. Proprio per questo, ultimamente la Cassazione sta sanzionando i cosiddetti adulteri virtuali, che comunque vanno a scalfire il rapporto fiduciario del matrimonio. Non è perdonata la relazione, seppur virtuale, la confidenza, il concedersi i segreti. Tradire su internet è come tradire fisicamente: è infatti considerata infedeltà coniugale la relazione intrattenuta dal marito o dalla moglie su chat o su Facebook con un’altra persona, con la quale sia chiaro il desiderio fisico e/o l’innamoramento. Così, anche in questi casi, per il coniuge traditore può scattare l’addebito, salvo che questi non dimostri che il rapporto matrimoniale era già in crisi.
Nel 2018
è stata emessa dalla Cassazione su questo tema un’altra importante sentenza, la n. 9384. Si tratta della sentenza definitiva di una causa di separazione tra coniugi: lui cercava incontri extraconiugali online, lei se ne è accorta e se ne è andata di casa chiedendo la separazione e 600 euro di assegno di mantenimento al mese. A quel punto il marito ha controdenunciato la moglie, accusandola di abbandono del tetto coniugale (previsto dall’art. 143 c.c. e dall’art. 570 c.p.) appellandosi al fatto che quel presunto tradimento non era stato consumato. La Suprema Corte però ha dato ragione alla donna ritenendo che le azioni dell’uomo avevano di fatto minato la necessaria e reciproca fiducia tra i coniugi. Nelle motivazioni della Corte si legge che si è creata una “Circostanza oggettivamente idonea a compromettere la fiducia tra i coniugi e a provocare l’insorgere della crisi matrimoniale all’origine della separazione”. Per questo la decisione della donna di andarsene di casa è stata ritenuta “preventiva ma giustificata”. Si tratta di una sentenza molto importante perché la Cassazione ha confermato e ampliato la sentenza del 2014 della Corte d’Appello di Bologna che, per la prima volta, aveva equiparato il tradimento online a quello reale.
Secondo parte della Giurisprudenza si possono utilizzare come prove dell’altrui tradimento anche i messaggini e le chat segrete, carpite di nascosto dal telefono del coniuge: non conta che ciò sia avvenuto in violazione della privacy. Questo perché, secondo i giudici, il vincolo del matrimonio implica un affievolimento della sfera della privacy, imposto dalla condivisione di spazi. Quindi un coniuge può vedersi accollare la responsabilità della separazione se l’altro produce in giudizio i messaggini inviati dal coniuge all’amante che dimostrino in modo inequivocabile l’infedeltà. E i testi extrapolati dal telefonino lasciato incostudito in casa risultano utilizzabili come prova: il vincolo matrimoniale, infatti, implica un affievolimento della sfera di riservatezza dei coniugi.
Avv. Alessandra Selmi