Per usare WhatsApp serve l’autorizzazione dei genitori?
L’impatto della tecnologia sulle nostre vite è talmente grande da aver totalmente cambiato le abitudini quotidiane nel giro di pochi anni.
Vi siete mai chiesti, però, se per usare WhatsApp serve l’autorizzazione dei genitori? Il problema, ovviamente, si pone per i minorenni, i quali potrebbero subire conseguenze negative da un uso troppo disinvolto di WhatsApp o di sistemi simili: basti pensare alle nuove forme di cyberbullismo, oppure al fenomeno (oggi costituente reato) del revenge porn.
Il problema dell’utilizzabilità di WhatsApp per i minorenni si è posta a partire dal 2018, data di entrata in vigore dell’ormai celebre Gdpr, cioè del Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali.
Questa legge ha stabilito che l’età minima per prestare il consenso al trattamento dei propri dati personali è di sedici anni, salvo che il singolo Stato, con propria legge nazionale, non decida di fissare un limite d’età diverso, comunque non inferiore ai tredici anni.
In Italia, ad esempio, la legge ha stabilito che l’età minima utile per prestare il consenso al trattamento dei propri dati personali è di quattordici anni.
Se utilizzi WhatsApp, sei residente in Italia e hai compiuto quattordici anni, dunque, potrai validamente usare la popolare app senza chiedere l’autorizzazione ai genitori.
Coloro che non hanno compiuto i quattordici anni possono utilizzare WhatsApp senza il consenso dei genitori?
Il limite dei sedici anni imposto dal Gdpr (e abbassato a quattordici anni dalla legge italiana) riguarda il consenso al trattamento dei dati personali: in pratica, se non hai compiuto l’età prevista dalla legge non sei legittimato a dare il consenso alla privacy, ma dovrai incaricare uno dei tuoi genitori. Ciò significa, dunque, che la legge non dice espressamente che i minori di sedici anni (quattordici in Italia) non devono usare WhatsApp, ma che il consenso al trattamento dei dati personali spetta ai loro genitori (o, comunque, a chi esercita la potestà).
Possiamo dire che WhatsApp non è tenuto a controllare che ciò che è dichiarato dai propri utenti sia vero: l’importante è che venga fornita la corretta informativa riguardante il trattamento dei dati personali e l’età necessaria affinché si possa esprimere il consenso personalmente.
Di conseguenza, l’utente menzognero si assumerà il rischio della propria condotta, e cioè l’incameramento dei dati personali da parte di WhatsApp. Se, al contrario, un nuovo utente minore di quattordici anni riportasse la sua reale età, allora WhatsApp sarebbe tenuto a chiedere il consenso al genitore.
Come? È sufficiente che il minorenne indichi il numero di cellulare o l’email del genitore per ottenere il consenso: ad esempio, al genitore potrebbe essere mandato un messaggio ove gli si chiede se autorizza il trattamento dei dati personali del figlio. In buona sostanza, possiamo dire che, per i minori di quattordici anni (limite fissato dalla legge italiana), il consenso al trattamento dei dati personali può essere fornito a WhatsApp solamente dai genitori o da chi ne fa le veci legalmente. Tuttavia, l’obbligo è facilmente aggirabile, visto che, al momento dell’iscrizione, il minore potrebbe facilmente dichiarare il falso, attribuendosi un’età maggiore di quella che ha realmente. In un caso del genere, nessuna legge impone a WhatsApp di controllare che i dati inseriti siano veritieri.
Avv. Alessandra Selmi