DAMMI UN LA
Da una breve e sommaria ricerca su Google, chiunque può in pochi istanti evincere che la lingua italiana “comune” comprende circa 427000 vocaboli, intendendo così sia le parole più comune che quelle utilizzate da chi ha una cultura lessicale medio-alta, cioè tutti quei termini che non sono di certo aulici ma che rendono comunque un discorso più ricco e completo, più piacevole all'ascolto e che conoscerle ci aiuto a completare più in fretta la Settimana Enigmistica.
Ovviamente in queste 427000 parole non si esaurisce la nostra lingua, restano cioè escluse, e quindi da aggiungere alla somma, tutte quelle parolone che se dovesse mai capitare di sentirle pronunciare a qualcuno verrebbe additato come saccente pavoneggiante.
Tutto ciò per dire che l'italiano è davvero una lingua vasta e complessa è la sua grammatica e la varietà di coniugazione dei verbi, e probabilmente per questa ragione si stimi che la maggior parte delle persone nella loro vita utilizzino solo 47000 delle 427000 parole di cui parlavamo per parlare e sto facendo un gioco
di parole quindi ora non parlo più.
Scherzo.
Fatto sta che non so quale sia la proporzione tra 47 e 427 ( stiamo parlando appunto di lessico e non di matematica quindi non sono tenuta a saperlo) ma va da se che ne usiamo davvero poche, molto meno di quanto potremmo.
Io amo molto la nostra lingua e ne apprezzo davvero le sfaccettature, sono di certo linguisticamente snob, nel senso che davvero provo fastidio nel sentire un
“a me mi sembrava che me l'aveva detto”, mi verrebbe proprio da correggere quello dell'ombrellone di fianco prima ancora che finisca la frase.
Adoro le frasi con parole particolari ma non troppo desuete, mi piace il linguaggio forbito ma non ridondante, vorrei essere nata in Toscana solo per poter utilizzare il passato remoto nelle frasi di ogni giorno.
Però non riesco a parlare di me senza l'articolo davanti al mio nome. Io mi ritengo LA Lucia, indico mia figlia come La Margherita e la mia migliore amica come La Federica.
Per motivi professionali (e fa già scappare da ridere così) mi trovo spesso a dover parlare di gnocco fritto (basta ridere, è davvero il mio lavoro) e mi sforzo di definirlo Lo gnocco come il purismo della linguistica impone, anche se già così lo trovo sforzato ma obbedisco ai dettami della Treccani.
Ma quando sento dire per esempio “ne stavo parlando con Lucia”, mi vengono i peli dritti sul coppino, come unghie sulla lavagna. In carpigiano, mi vengono gli sgrisori. So benissimo di essere in torto tanto quanto lo sono i milanesi con l'Alberto, il Giorgio e l'Andrea, ma è più forte di me.
Spero quando parlo di riuscire ad utilizzare più delle 47000 parole calcolate, non credo che arriverò mai ad usarne 427000 ma di certo dopo trentanni a Carpi non riuscirò mai a levare quel “la” davanti ai nomi di donna.