CORONAVIRUS, I QUATTRO EFFETTI NEGATIVI PER L’ECONOMIA ITALIANA
Ormai è certo il 2020 sarà un anno di recessione l’OCSE ha tagliato tutte le stime e la recessione tecnica che
si registra con due trimestri consecutivi col segno meno è ormai scontata.
Lo stanziamento del governo è stato sicuramente importante ma tutto dipenderà da quanto durerà questa
crisi sanitaria destinata a trasferirsi all’economia.
Vediamo quindi quali potrebbero essere le conseguenze.
Viviamo sulla pelle di ciascuno di noi le conseguenze del blocco di una parte del lavoro. Dalla scuola, ai
servizi, al lavoro qualche cosa o molte cose sono cambiate nella nostra vita. Siamo bombardati da notizie
che ci fanno perdere la prospettiva. Siamo portati a concentrarci sul presente e a prolungare questi attimi
al futuro.
Cerchiamo di capire quali possono gli effetti sull’economia di questa situazione. Un primo problema che
potrebbe presentarsi è una crisi di liquidità tanto sui mercati finanziari che per le famiglie e le imprese. La
parte finanziaria è quella dove i meccanismi di intervento sono più semplici e pare sia pronta ad intervenire
in ultima istanza la Banca Centrale Europea, non sempre però sono garantiti i risultati. Più articolati gli
interventi per famiglie ed imprese. Per i lavoratori dipendenti è stata approvata la cassa integrazione in
deroga, ma che ne sarà dei lavoratori autonomi e delle partite iva? Per le imprese poi sarà ancora più
complesso fornire la liquidità necessaria per l’operatività ordinaria se il blocco dovesse proseguire per un
periodo prolungato.
Ci sono effetti che stanno già colpendo duramente alcuni settori produttivi: turismo, trasporti e alcuni
servizi. Questi settori avranno danni che non si potranno recuperare. Se dovevo andare in vacanza e non ci
andrò o decido di posticipare è ovvio che questi mancati incassi per gli operatori non saranno recuperabili
anche dopo la ripresa.
Un terzo effetto che iniziamo a vedere con la diminuzione della circolazione è quello che può scaturire
dall’interruzione di qualche anello della filiera. Gli effetti possono essere tanto sulle economie locali quanto
su quelle internazionali.
Facciamo un esempio. I generi di prima necessità si trovano nei negozi ma i latte
che trovo sarà stato trasportato da un magazzino, inscatolato e imbottigliato da qualche azienda che avrà a
sua volta bisogno di manutenzione meccanica e informatica. Inoltre la materia prima, il latte, viene fornita
da allevatori che a loro volta hanno bisogno di mezzi per alimentare e accudire il loro bestiame.
Ovviamente anche questi mezzi andranno manutenuti da personale specializzato che non svolge un lavoro
di “prima necessità” e quindi potrebbe essere ritenuto non strettamente necessario. Chiaro quindi che più
il tempo passa più si corre il rischi che qualche anello della catena ceda mettendo in difficoltà tutti i settori
a valle.
Infine se questo tempo dovesse prolungarsi e portare alla chiusura di imprese, la diretta conseguenza
sarebbe la perdita di posti di lavoro. I redditi diminuirebbero e la disponibilità andrebbe ad abbattere i
consumi in modo strutturale.
Ecco quindi la difficile partita che la politica si trova a giocare stritolata in una morsa. Da una parte il
tentativo di fare tracollare il sistema sanitario a causa di troppi accessi alla terapia intensiva e dall’altra
un’economia che rischia di morire per asfissia se rimanesse per troppo tempo senza ossigeno.
Allora speriamo di uscire presto da questa situazione per il bene di tutti perché questa volta siamo
veramente tutti nella stessa barca e solo un tempo, relativamente breve, ci potrebbe consentire di
continuare a vivere negli orizzonti che ci sono cari e conosciamo.
Flavio Lodi
Private Banker