Sei di Carpi se..
I diritti degli animali nella legge italiana
Studio Legale Avv. Maria Francesca Filiberti e Avv. Rossana Melli 
La sensibilità verso gli animali domestici è via via aumentata nel tempo e, così, anche il legislatore e la giurisprudenza accompagnano questa tendenza.
Un esempio, l’introduzione nel nostro ordinamento del divieto di pignoramento degli animali da compagnia (cani, gatti, furetti. invertebrati (escluse le api ed i crostacei), pesci tropicali decorativi, anfibi e rettili, uccelli, roditori e conigli domestici , oltre a quelli che hanno una funzione terapeutica o di assistenza).
Sul fronte della tutela degli animali, invece, è stata la Cassazione a sancire che il maltrattamento non deve essere considerato solo da un punto di vista fisico ma anche psichico, dato che la legge ritiene gli animali «esseri viventi capaci di percepire con dolore comportamenti non ispirati a simpatia, compassione ed umanità». La pena per chi, per crudeltà o senza necessità, provoca una lesione ad un animale o lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a lavori insopportabili è la reclusione da tre a 18 mesi o la multa da 5.000 a 30.000 euro. 

I diritti degli animali in condominio
E’ nel condominio dove nascono, a volte, le discussioni più banali. Figuriamoci quando c’è di mezzo un cane che abbaia o un gatto che miagola insistentemente.
A fare ordine sui diritti degli animali in condominio ci pensa una legge del 2012 che introduce due concetti importanti. Il primo, la modifica all’articolo 1138 del codice civile con cui si stabilisce che un regolamento condominiale non può vietare di possedere o detenere animali domestici.
I diritti degli animali equivalgono ai doveri dei loro proprietari. Sono questi ultimi, infatti, a rispondere del comportamento del loro cane, gatto o furetto che sia. E quando si ha un animale in casa, specialmente in un condominio, i problemi di convivenza con i vicini non mancano.
Problemi ad esempio di cattivo odore. Il diritto dell’animale è quello di fare i propri bisogni dove gli dicono di farli, ma il dovere del proprietario è quello di pulire dopo che l’animale ha sporcato. Altrimenti, se il vicino decide di denunciare la situazione, il padrone del cane o del gatto dovrà rispondere del reato di «getto pericoloso di cose», punito con l’arresto fino a un mese o l’ammenda fino a 206 euro. Non basta difendersi dicendo che l'odore è sul proprio balcone e che, quindi, non ha sporcato la proprietà altrui: basta che l’odore penetri dalla finestra del vicino (magari all’ora di pranzo) superando la cosiddetta soglia di normale tollerabilità.
E ancora. Can che abbaia non morde ma dà parecchio fastidio, soprattutto di notte ed in un condominio. Tra i diritti dei cani c’è quello di esprimersi come meglio sa, ma il diritto del vicino è quello di poter riposare e il dovere del proprietario del cane è quello di farlo tacere.
Ecco perché la Cassazione ha recentemente deciso che il reato di disturbo della quiete pubblica esiste eccome quando un cane abbaia insistentemente, purché il fastidio sia avvertito da tutto il condominio o al circondario. Se a lamentarsi è solo il vicino di pianerottolo questi potrà soltanto chiedere al giudice civile un risarcimento del danno. Ma il reato penale scatta solo quando c’è una lamentela generale di tutti i condomini o dei vicini delle case adiacenti. A quel punto si può parlare di disturbo del riposo e delle attività delle persone.
Come evitare, dunque, che i diritti degli animali si trasformino nell’incubo dei vicini? Basta che i padroni di cani e gatti rispettino i loro doveri, e cioè:
non lasciare liberi gli animali nelle aree comuni senza le dovute cautele. Se si tratta di un cane, deve essere sempre tenuto al guinzaglio e, se aggressivo, indossare la museruola; 
garantire che gli animali non compromettano la quiete e l’igiene degli altri condomini; 
non abbandonare gli animali per lungo tempo in casa o sul balcone. 
a cura di Studio Legale Avv. FILIBERTI MARIA FRANCESCA – Avv. MELLI ROSSANA