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Sei di Carpi se..

La prima raccolta di poesie di Federico Bertesi - Tra ispirazione e metodo

A.B. • feb 26, 2020

Quando lo scrisse Dante, il De vulgari eloquentia, correva l’anno 1303. Un trattato in latino, rivolto ai dotti, per definire la lingua volgare da usare nelle opere letterarie. Oltre 700 anni dopo un ragazzo padano ha scritto una raccolta di poesie dal titolo De Gin Tonic Eloquentia. Nessun delirio di onnipotenza, solo una buona cultura e una dose di ironia, ottimo biglietto da visita capace di invogliare alla lettura. Perché, diciamolo, leggere poesie lo fanno in pochi e anche chi ama la
lettura si dedica più facilmente ai romanzi o ai saggi.

Ho incontrato Federico Bertesi per scrivere qualcosa sul suo volume uscito nei giorni scorsi, una chiacchierata piacevole, ma ancora più piacevole è stato leggere le 25 poesie pubblicate, scritte dal 2014 al 2019.

Precisa di aver scelto questo genere letterario perché “con poche parole si trovano diversi significati; la poesia dà il peso giusto alle parole”. Racconta di essere un perfezionista, di limare, correggere, bilanciare quanto scrive, nato generalmente da un’ispirazione. Ispirazione che poi viene filtrata con perizia e sapienza, con termini accurati e figure retoriche presenti ma non incombenti, perché è un dato che questo giovanotto scrive bene. E non solo,
riesce a far riflettere.

“Le mie poesie spaziano: vita di provincia, malinconia, nostalgia, precarietà, tratti ironici, ci sono io e la mia vita, le mie amicizie” ed è proprio ai suoi amici, un gruppo che si chiama J. R. che è dedicata questa raccolta, dimostrando anche così di essere, a tutti gli effetti, un bravo ragazzo della sua età. Il titolo avrebbe dovuto essere Bagliori lunari, poi qualcuno, grazie al cielo, gli ha detto che era troppo “radical chic” – secondo me solo eccessivamente decadente -, così ha lasciato perdere e ha attinto alla sua garbata ironia e quel De Gin Tonic Eloquentia è già in sé un
piccolo capolavoro.

Si racconta come un accanito lettore, confida di amare la poetessa Anna Maria Carpi, di aver ripreso a leggere Montale, di ammirare Oriana Fallaci per la sua prosa eccezionale e Kent Haruf per la semplicità della sua prosa, un incrocio pressoché impossibile di Hemingway e Faulkner. Ma è Antonio Scurati, suo professore allo Iulm nel Laboratorio di scrittura creativa che ha frequentato, la sua pietra miliare.
Federico, una laurea in Scienza della comunicazione dopo aver frequentato il Meucci, il master allo Iulm, uno stage a Roma presso l’Indigo Film, casa di produzione (suoi i lungometraggi di Paolo Sorrentino, così per dire), attualmente collabora con il regista Paolo De Nita curando i testi di diversi spettacoli dell’associazione culturale Quelli del 29 che opera in provincia di Modena e Reggio Emilia.
Appassionato di calcio, Bertesi collabora a Datasport.it, testata on line. “Nasco come cronista sportivo – puntualizza -, il mio lavoro è scrivere e voglio fare dello scrivere il mio lavoro”.
Modesto e consapevole insieme, Federico è una bella scoperta: gli piace spiazzare, il suo film cult è L’ingorgo di Luigi Comencini, un affresco di un’Italia già allora nevrotica dove tra indifferenza, egoismo, violenza si snoda la vita di automobilisti rimasti intrappolati per oltre 36 ore, appunto in un ingorgo.

Una scelta che dice molto di questo ragazzo beneducato che ha in sé, e lo coltiva con piacere, un fondo amaro e un pizzico noir, d’altronde confida “mi piace il sorriso nero, quello che fa riflettere”. Consapevole che “far ridere è più difficile”, racconta di essere ispirato spesso “da un dettaglio, la mia poesia nasce così, ma dopo c’è tanto lavoro di rielaborazione”.

Belle le sue poesie lo sono veramente e tutte mi hanno fatto riflettere su un argomento, su una sensazione o una emozione, comunque su qualcosa di me, come solo i migliori saggi sanno fare. Francamente non saprei quale è la mia preferita, certamente mi ha fatto sorridere l’ultima, Post scriptum “Il suo profumo – di capelli biondi” che fotografa il cuore e i sentimenti di un ragazzo di 20 anni.

Perché, di anni, Federico potrebbe averne 40, 60, 80, è un essere senza tempo, proprio come la poesia. E come le migliori poesie, le sue inducono al pensiero ma sono anche capaci di spiazzare, ed è questa la cosa che ho apprezzato di più.
“Mi sa indicare la via per il mare?”, “Giochi d’incontri – metonimie di sguardi”, “Nostalgia di un passato – che non c’è mai stato”, “Travaso i sentimenti – per far passare la noia, - da parte a parte”, “C’è un albero potato che si sente umiliato”, “Tutti odiano tutti – tranne te, perché in te – l’io odia il me”, “Sì, ma anche no” righe, versi tratti dalle poesie di questo piccolo libro che ho amato. E rileggerò.
(Federico Bertesi, De Gin Tonic Eloquentia, Edizioni Virgilio, 12 euro; La Fenice Libreria, Carpi)
A.B.

Ma grande importanza l’Alighieri la dà anche alla metrica e stabilisce che la canzone di
endecasillabi è la forma metrica per eccellenza. Una ricerca di una lingua unitaria, anche parlata.

E’ un trattato in prosa latina di argomento linguistico-retorico dedicato alla definizione della lingua
volgare da usare nelle opere letterarie.

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