Dopo tanto parlare del reparto Maternità dell’Ospedale di Carpi, avevo pensato di provare a interpretare in chiave personale i dati che vedrebbero un forte calo delle nascite presso il nostro nosocomio a favore delle strutture limitrofe come Mirandola o Baggiovara.
Avevo pensato di raccontare la mia prima unica esperienza in tal senso per provare a dare, sempre secondo il mio personalissimo nonché unico punto di vista, una sorta di “colpo al cerchio e colpo alla botte”: avrei raccontato delle quasi venticinque ore in sala parto, dell’epidurale che ho ottenuto in extremis o solo facendo leva un po' sul senso di pietà degli anestesisti che si sono alternati nei vari cambi turno e un po' giocando la carta della raccomandazione avendo entrambi allora i miei genitori medici nel medesimo ospedale.
Diciamo che sulla carta tutto il progetto della parto-analgesia sembrava super all’ avanguardia: anestesia epidurale gratuita e garantita h24, previo solo un piccolo percorso di un paio di incontri informativi di poche ore l’uno e la visita finale con lo specialista, che avrebbe poi inserito nella cartella il modulo affinchè al momento fatidico del ricovero, le ostetriche e il ginecologo sapessero già che la donna che stava per partorire si era opzionata quel tipo di trattamento e perciò ad una sua richiesta aveva diritto di esservi sottoposta.
Tutto molto bello. Se non fosse che nessuno vi racconta che le ostetriche a quanto pare sono adepte ad un culto secondo il quale pensare di scampare il biblico anatema dei dolori del parto equivalga a meritarsi la scomunica, perché, sempre riferendomi esclusivamente al mio singolo caso, non avevano nessuna intenzione di accontentarmi lasciando che io mi facessi farmacologicamente addormentare tutta la zona addominale. Alla fine io ho avuto le mie due dosi di anestetico e tutto è andato bene, i due giorni di ricovero prima di tornare a casa li ricordo piacevoli come un soggiorno in un tre stelle, forse anche per il fatto che non condividevo la stanza con nessun altro essendo quello un momento evidentemente con poche nascite.
Ecco, avrei voluto quindi fare quella cosa che giustamente ripugna sempre tutti soprattutto chi non ha mai partorito e raccontare i dettagli del mio parto e del ricovero posteriore per dire che si, anche la mia esperienza di nascita lì è stata un po' traumatica e che quindi comprendo bene che tante donne scelgano altre strutture, ma che alla fine sono stata comunque piuttosto bene e quindi se me lo chiedessero non suggerirei ad una donna di scappare a gambe levate dall’ ostetricia del Ramazzini.
Poi però come spesso accade arriva Salvini che spara una bomba che mi ribalta le carte in tavola, nel senso che l’altro giorno se ne esce con quell’ affermazione sugli aborti che non possono essere la soluzione ad uno stile di vita dissoluto e allora di tutta risposta Selvaggia Lucarelli fa un articolo-scoop in cui dichiara di essere ricorsa più di una volta all’ interruzione volontaria di gravidanza, che quasi nessuno dei suoi cari lo sapeva, e ora lo sappiamo tutti noi.
Perciò ora non posso non riallacciarmi a questo tema tornando a parlare anche di questo aspetto del nostro ospedale cittadino e non posso essere più timida della Lucarelli, quindi ho pensato di aggiungere questa postilla, che per me è più una nota di assoluto merito, per dire che con tanti aspetti di arretratezza o di inadeguatezza del Ramazzini, lì però la legge 194 è davvero rispettata, nel senso che non ci sono solo ginecologi obiettori, e che c’è stato chi, nonostante avessi già una figlia e non potessi quindi appellarmi all’ incoscienza o all’ inesperienza, non mi ha detto che stavo cercando una soluzione facile per le conseguenze del mio stile di vita incivile, ma che mi ha visitato, mi ha confermato lo stato “interessante”, mi ha spiegato le opzioni e poi mi ha prescritto la RU-486, la cosiddetta pillola abortiva; poi mi ha spiegato come e quando assumerla, mi ha aspettato per un controllo dopo qualche giorno, mi ha rivisitato e mi ha detto di chiamare se avessi avuto qualche problema.
Non mi ha puntato nessun dito contro, perché era un medico, non il mio confessore;
Non mi ha abbracciato e detto di non preoccuparmi, perché era un medico, non mia mamma.