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La scorza dura degli agricoltori

Annalisa Bonaretti • gen 13, 2021
Cimice asiatica, funghi, grandine e poi anche il virus. L’agricoltura ai tempi del Covid. 

La scorza dura degli agricoltori

Annalisa Bonaretti

“La pandemia da Covid sta avendo un impatto senza precedenti sulla nostra società e sulla nostra economia. Nonostante le difficoltà da affrontare, i nostri agricoltori e tutti gli attori della catena di approvvigionamento alimentare della UE ce la stanno mettendo tutta per continuare a sostenere l’Europa”, parola di Janusz Wojciechowski, commissario europeo all’agricoltura.
Certo l’impegno è totale come sempre, ma gli agricoltori sono stanchi di affrontare una difficoltà dietro l’altra, peraltro venendo sempre considerati troppo poco. Perché, ricordiamocelo, l’agricoltura è settore primario per più ragioni: contribuisce a tenere in ordine il territorio e sfama le persone. Gli agricoltori sono grandi lavoratori ma non hanno fino in fondo la consapevolezza della loro forza e di quello che potrebbe essere il loro potere, abituati come sono alla fatica nonostante la tecnologia abbia fornito un grande aiuto. 
“L’anno 2020 per noi è partito con la pandemia – osserva Piero Nuzzaci, segretario di Confagricoltura Carpi -, si parla di tanti settori colpiti in maniera importante dal virus, ma spesso si tralascia l’agricoltura. Ed è un grave errore perché se il turismo, gli alberghi, i ristoranti, i bar, i B&B sono stati colpiti duramente, noi che siamo il punto iniziale della catena lo siamo altrettanto. E’ tutto collegato, ma non viene evidenziato come dovrebbe essere”.
Fa ancora più male, e anche più rabbia, che un’annata positiva per la vendemmia come quella dello scorso anno sia stata penalizzata dal Covid. “La produzione d’uva, da noi, è stata buona sia qualitativamente che qualitativamente, ma chiedetevi quanto vino è rimasto nelle cantine e quanto ne è stato venduto. Lo scorso anno il clima ha aiutato non solo la produzione viticola, anche la frutta è andata piuttosto bene. Questo settore però viene da anni critici: la cimice asiatica ha procurato danni seri e dopo di lei è arrivata anche l’alternaria, un fungo che si diffonde in ambienti particolarmente umidi. Le pere, poi, hanno un nemico costante, la maculatura bruna, un fungo che richiede un numero elevato di trattamenti non sempre in grado di garantire i risultati auspicati. Susine, albicocche, pere, ciliegie, oltre alle gelate se la devono vedere anche con funghi e cimice, sempre più minacciosi”.
Tornando al vino, Nuzzaci puntualizza che sono molte le scorte nelle cantine della buona produzione del 2020, tra l’altro è stato più colpito chi fa qualità perché enoteche, bar e ristoranti chiusi lo hanno penalizzato; chi produce una qualità bassa o medio bassa ha subito meno danni perché i supermercati hanno un altro target.
“Non sappiamo lo scenario del 2021 – precisa Nuzzaci -, i prodotti in magazzino sono ottimi, ma il settore frutticolo soffre parecchio, e non solo a causa delle malattie. C’è chi sta togliendo i frutteti – spiega – nella zona di Bomporto sono in molti a farlo, le grandinate hanno messo in ginocchio il settore. Carpi è stata più fortunata, la grandine ci ha girato intorno”. Qualche nota positiva viene dai seminativi che “vengono da un lungo periodo di crisi e proprio recentemente hanno visto un piccolo rialzo. Ci sono ditte importanti come la Barilla che si sono orientate e stanno puntando sul Made in Italy, dunque in questo segmento produttivo si sta raggiungendo un po’ di tranquillità, fermo restando che siamo sempre in balia di eventi atmosferici che mai come oggi possiamo definire estremi. 
Il latte utilizzato per il Parmigiano-Reggiano – prosegue Piero Nuzzaci – ha tenuto, invece ha perso il latte alimentare. Anche i suini hanno perso di valore; il biologico è ancora una nicchia ma ha tenuto”.
Un quadro variegato, dove purtroppo anche le eccellenze hanno subito una battuta d’arresto e ci si dice soddisfatti quando si riesce a mantenere la quota di mercato precedentemente raggiunta, e questo la dice lunga sull’andamento reale del settore. Sui sussidi Nuzzaci è chiaro, “ci sono, ma sono a mo’ di mancetta. Hanno promesso molto, hanno dato poco. Un pochino a tutti quando invece bisognerebbe concentrare le risorse su chi riesce poi a fare la differenza. La UE, la politica hanno creato aspettative che poi la realtà dei fatti si incarica di affievolire e annullare. La cosa che fa più arrabbiare tutti noi, agricoltori e associazioni di categoria, è che promettono qualcosa di positivo, poi lo rendono inapplicabile, con regole complicatissime. Insomma, tutto è reso talmente difficile che a molti viene la voglia di lasciare, ma alla fine gli agricoltori hanno la scorza dura e non mollano, ma la fatica è davvero tanta. Il nostro settore deve fare i conti con le avversità atmosferiche, una burocrazia assurda, un riconoscimento scarso e comunque non proporzionale all’importanza del settore, a ciò va aggiunto il lavoro pesante e la bassa remunerazione. Una cosa che chiediamo è la maggior celerità. Stanno arrivando adesso i contributi per la cimice, che si è presentata nei nostri territori nel 2012 e da allora ha iniziato lentamente a propagarsi e a danneggiare tutte le colture, in particolare quelle frutticole. I danni sui frutteti sono aumentati negli anni, esasperando i nostri frutticoltori. Solo dopo varie azioni politico-sindacali, quest’anno sarà riconosciuto un concreto indennizzo per questa specifica calamità”. A nove anni dalla comparsa della cimice asiatica qualunque indennizzo, anche se, come specifica Nuzzaci, “questi sono buoni” arriva troppo tardi. Potrebbero anche essere ottimi, ma se non hai le spalle larghe non li vedi neppure, perché resistere otto-nove anni è un’impresa quasi da titani. 
Una nota al momento positiva riguarda la Pac, la Politica Agricola Comune che impegna circa il 39% del bilancio dell’Unione Europea e ha come obiettivo aiutare gli agricoltori a produrre quantità di cibo sufficiente per l’Europa, garantire prodotti sicuri e di qualità a prezzi accessibili, assicurare un tenore di vita equo agli agricoltori proteggendoli da un’eccessiva volatilità dei prezzi, tutelare l’ambiente e la biodiversità, mitigare i cambiamenti climatici attraverso uno sfruttamento sostenibile delle risorse ambientali. Obiettivi ambiziosi, che certamente non si possono raggiungere con i finanziamenti dati dalla UE, ma questi sono indispensabili per fare andare avanti le attività del mondo agricolo. 
“La Pac – conclude Piero Nuzzaci – è stata prorogata per due anni allo stesso livello del biennio precedente, ma nel 2023 verrà ricalcolata, non si sa ancora se legata ai parametri attuali o al terreno”. Che sia a vantaggio delle piccole imprese tipiche del nostro Paese è più un’utopia che una possibilità concreta.
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