Blog Post

Sei di Carpi se..

“Siamo belli pronti per ripartire”

Annalisa Bonaretti • feb 03, 2021
Tornati in Zona Gialla, bar e ristoranti riprendono fiato dopo un anno di crisi.  Ne abbiamo parlato con Gianfranco Zinani, contitolare de L’Incontro, presidente della Fiept provinciale e vicepresidente del consorzio Modena a Tavola

“Siamo belli pronti per ripartire”  

Annalisa Bonaretti

E adesso che le misure si sono allentate, che bar, pasticcerie, ristoranti saranno aperti fino alle 18, cambierà qualcosa in uno dei settori più colpiti dalla pandemia? Certamente, per alleggerire misure e restrizioni, un peso importante lo hanno avuto le pressanti richieste degli addetti e le numerose chiusure definitive avvenute. Una manciata di giorni fa Gian Domenico Tomei, presidente della Provincia di Modena, allarmato dalle preoccupazioni dei ristoratori, ha dichiarato: “La situazione di ristoranti e bar è ormai insostenibile, per questo occorre iniziare a garantire anche un minimo di continuità dell’attività, se necessario con regole più stringenti sulla sicurezza”. Difficile pensare che possano fare di più di quanto fatto: plexiglass, tavoli distanziati, riduzione del numero dei clienti e altro ancora. Poi sta nel buon senso di tutti rispettare le regole basilari come rimettere la mascherina dopo aver mangiato, perché a tavola si può parlare anche così. Tornare alla normalità passa anche attraverso piccoli gesti.

Gianfranco Zinani, titolare assieme alla moglie Luciana Toni e allo chef Carlo Gozzi del ristorante L’Incontro, 
ricopre la carica di presidente Fiept, Federazione Italiana degli Esercizi Pubblici e Turistici, di Confesercenti Modena ed è vicepresidente del consorzio Modena a Tavola. Conosce perfettamente tutte le problematiche del settore ma non è uomo da elencare le difficoltà senza cercare di trovare la soluzione. Naturalmente la sua posizione è critica nei confronti dei tanto sbandierati ristori: il decreto prevede 645 milioni quando in Italia si registrano 300 mila tra bar e ristoranti. Il conto è presto fatto: 2 mila euro e pochi centesimi a testa. Una cifra che si commenta da sé. 
I numeri, a livello nazionale, fanno accapponare la pelle: quasi 10 mila ristoranti sono esposti al rischio di infiltrazioni criminali e/o riciclaggio di fondi criminali; il rischio usura e riciclaggio è reale, agevolato dall’uso frequente di contante e per gli alti livelli di manodopera irregolare. I ricavi del 2020 segnano un -56% quando invece molte delle spese sono rimaste invariate. Nella nostra provincia e nella nostra città i dati sono un po’ meno foschi, ma restano preoccupanti.

“Da noi – conferma Zinani – la percentuale di perdita di fatturato è un po’ più lieve, ma ci siamo comunque vicini. Per quanto riguarda la criminalità che si sta inserendo nel settore, posso affermare che qui non è, al momento, un fenomeno preoccupante, ma teniamo alta l’attenzione. Chi non aveva le spalle coperte prima dell’inizio della pandemia può trovarsi in difficoltà e quando si arriva a certi punti, tutto può succedere. Va detto – spiega Gianfranco – che capita spesso che tutta la famiglia lavori in azienda e se questa è in difficoltà, lo è tutto il nucleo familiare. Chi aveva due risparmi da parte se li sta mangiando, dobbiamo per forza riprendere a lavorare altrimenti sarà una ecatombe. All’interno della nostra Regione – prosegue – siamo tra quelli che ancora se la cavano; in Romagna, ad esempio, le strutture alberghiere sono in ginocchio. Molti hotel e pensioni avevano bisogno di ristrutturazioni che non sono state fatte e adesso non hanno valore commerciale e i titolari si chiedono, senza ottenere risposta, ‘a chi la vendo?’. 
Anche gli imprenditori hanno le loro responsabilità, ma nessuno poteva aspettarsi una pandemia. Sono anni che viviamo la crisi iniziata 14 anni fa con la liberalizzazione delle licenze, il Covid ha dato una mazzata che, mi auguro, riusciremo a superare. Ce la faremo perché dobbiamo farcela, alternative non ne vedo, ma quanto accaduto deve farci riflettere. Siamo in recessione, c’è il rischio di infiltrazioni di ‘ndrangheta, camorra, mafia cinese, le attività vecchie sono poco più di un mucchio di rottami, ma noi siamo l’Emilia-Romagna, noi siamo l’Italia, dobbiamo essere noi i primi a crederci e a investirci”.
Per L’Incontro, presente in città da 26 anni, la situazione è diversa, ma questo perché i titolari sono persone esperte e, come precisa Gianfranco Zinani, “ci siamo adeguati fin da subito. L’alternativa, rimanere bloccati e aspe ttare, non ci corrisponde. Noi siamo nati ristoratori, amiamo il nostro lavoro, ci piace stare in mezzo alla gente. Non potendolo fare come prima abbiamo iniziato subito con l’asporto. Portare a casa il nostro cibo alla gente era la cosa migliore che potevamo fare e l’abbiamo fatta. Abbiamo curato molto il packaging e anche in questo avevamo già esperienza perché lo facciamo da tempo per alcune aziende. Nel periodo del lockdown abbiamo avuto un vero e proprio boom perché eravamo in pochi a farlo, poi hanno iniziato in tanti ma noi abbiamo continuato, tutto piuttosto che stare chiusi… Comunque questo periodo ci è servito per riflettere, cercare idee nuove. In tanti anni di attività ci siamo rinnovati molte volte, il cambiamento non ci spaventa”.

La parola cambiamento inevitabilmente fa scivolare il discorso su Carpi. Gianfranco Zinani per carattere non è tipo dai facili giudizi e per mestiere ha fatto della riservatezza un dovere, ma per un attimo si sbottona e afferma: “Carpi non è più la città della maglieria, pazienza, ma non si è saputa dare un’altra identità. Abbiamo tutti delle responsabilità, imprenditori, politica, cittadini. Avevamo dell’oro in mano, ce lo siamo lasciato scappare. Avere responsabilità non vuol dire avere colpe, io non ne do a nessuno in particolare, ma questo è quanto è successo. Siamo deboli, impreparati, occorre ritrovare coraggio e quell’audacia smarrita. Per ripartire non possiamo guardare al passato, servono settori nuovi per ridare slancio all’economia”. E far tesoro degli errori, che poi sono sempre quelli e, tra questi, c’è quell’individualismo che ci ha sempre caratterizzato e, spesso, penalizzato. “La differenza – conclude Gianfranco Zinani – la vedo anche solo con Modena, con i ristoratori, il mondo che conosco meglio. Penso che, a Carpi, servirebbe più complicità e meno competitività”. Sintesi perfetta per una città che può ancora farcela, se davvero lo vuole.

Share by: