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Sei di Carpi se..

Sopravvive l’adatto

Annalisa Bonaretti • gen 11, 2021

Garc risponde a un 2020 difficile come nessuno avrebbe osato prevedere un anno fa guardando con disincanto la realtà, perseguendo obiettivi ambiziosi, dando maggior spazio ai giovani senza paura del cambiamento. E se “Carpi è una città spenta, la via Emilia resta il centro vivace del Paese e Milano rimane la sua locomotiva”, parola di Claudio Saraceni.


Annalisa Bonaretti

 Sopravvive l’adatto
A guardarla oggi sembra identica a come era ieri, ma non è così: è una fabbrica gestita come una caserma, con imprenditori e dipendenti responsabili e attenti ai protocolli interni, spesso più severi delle disposizioni emanate. D’altronde non potrebbe essere diversamente, il Covid ha lasciato tracce pesanti in Garc: nella prima ondata la morte del socio 
Giorgio Grillenzoni, nella seconda il decesso di Ivan Gheorghe, un collaboratore, “due perdite dalle quali dobbiamo ancora riprenderci”, ammette Claudio Saraceni, presidente e amministratore delegato di Garc. 

Un’impresa nata a metà degli anni ‘70 come società a servizio dell’edilizia che, negli anni, ha puntato ad avere un parco attrezzature costantemente aggiornato. 
Una crescita continua: la nascita della Divisione Costruzioni e Infrastrutture poi, nel 1990, la Divisione Servizi per l’ambiente e nel 2011, la nascita di Ca.Re, una piattaforma dedicata alla raccolta, trattamento e smaltimento di rifiuti industriali solidi e liquidi. 
“Quello che abbiamo sempre cercato di fare – spiega Saraceni – è rispondere alle esigenze del mercato con tecnologie e servizi sempre più completi e sofisticati. Ma, su tutto, il nostro maggiore investimento è sempre stato nelle risorse umane. 

All’interno della Garc siamo in 300 attori protagonisti, e Giorgio e Ivan ci mancano ogni giorno. E’ anche per loro che seguiamo in maniera maniacale le norme anti Covid, anche se, al di là del valore delle persone, la chiamata allo stare attenti dovrebbe essere la prassi per tutti. Adottare un comportamento etico, corretto dovrebbe essere naturale anche se, purtroppo, dobbiamo constatare che non è sempre così. Io suggerisco fermamente prudenza perché, quel maledetto virus, l’ho visto da vicino e so che, se ti becca, poi piangi. Si combatte con accorgimenti semplici: la mascherina, non scambiare oggetti, disinfettante, distanziamento, piccoli gesti capaci di fare la differenza. E noi, in Garc, li abbiamo adottati tutti. Apriamo i nostri cancelli dopo aver disinfettato la macchina e la persona a cui misuriamo la temperatura; se non ha la mascherina la forniamo noi, ma non una qualunque bensì la FFP2 e diciamo noi dove sedere. Qualcuno dice che esageriamo, ma io sono convinto che facciamo solo quello che si deve fare, con una certezza: là dove si fanno le cose, non si deve avere paura. Ormai è un dato: gli ambienti di lavoro, quando si seguono le disposizioni, sono più sicuri della casa. In famiglia ci si lascia andare, ma il Covid non si distrae. In Garc abbiamo applicato in modo rigoroso il protocollo tanto che l’Azienda Usl si è complimentata con noi per la nostra severità”.

Il Covid ha segnato quest’anno, la maggior parte delle aziende ha registrato un calo del fatturato anche quando il lavoro non è mai venuto meno. “Il problema non è, per noi come per gli altri, il fatturato, i costi sono aumentati notevolmente e cascano in testa all’azienda. Non c’è stato nessun contributo alle imprese per recuperare il mancato guadagno, nessuno ha tamponato la perdita di marginalità. Il problema - precisa Saraceni - è il mancato guadagno, per questo dico che se quest’anno delle aziende andranno in rosso non devono vergognarsi. Sono certo che, se sapremo interpretare bene quanto successo, ci sarà tanto da fare. Il mondo vuole andare avanti, ci sono tante prospettive desiderose di decollare. Alcune iniziative sono state sospese, da noi come da altri, perché in questo momento sono state giudicate inopportune, ma non è che, per questo, le abbiamo cacciate in fondo a un cassetto o gettate nel cestino. Occorre guardare in faccia la realtà, capire e interpretare i cambiamenti. Di certo il lavoro da casa, anche a pandemia terminata, non finirà, bisogna che ci organizziamo per adattare nuove modalità. Come dice Darwin, sopravvive chi sa adattarsi”. Vale per i sistemi come per le persone e l’uomo Claudio Saraceni parla con cognizione di causa perché, negli anni, è cambiato. Parecchio. Che sia la saggezza dell’età, l’esperienza, percorsi professionali e personali capaci di mettere in discussione quello che sembrava intoccabile poco importa, sta di fatto che, in Garc, la parola cambiamento non mette paura. 
“L’home working sarà una bella sfida; alcuni aspetti aziendali possono essere svolti anche da casa, ma abbiamo comparti che necessitano della presenza perché il confronto tra persone è quello che fa la differenza e le videoconferenze non sostituiscono il rapporto fisico. I preventivi, ad esempio, sono figli di un lavoro di squadra” e per squadra, qui, intende il gomito a gomito. Saraceni si dice favorevole alla flessibilità, ma se niente sarà più come prima è altrettanto vero che non si può stravolgere tutto, semplicemente perché non funzionerebbe.
Garc lavora in tutt’Italia, ma opera anche a Carpi soprattutto con l’edilizia civile e i restauri. Di uno Saraceni è particolarmente fiero, il restauro post sisma del Palazzo Vescovile, nel cuore della città. 

“Il nostro core business – puntualizza – è l’insediamento industriale e purtroppo devo ammettere che Carpi, qui, è venuta a meno; io, di preventivi industriali in città, non ne ho. Carpi oggi è spenta, nella nostra città non sta prendendo piede un’alternativa alla maglieria. Eppure settori come la logistica avrebbero potuto esplodere, sono tuttora in pieno fervore anche se qualche iniziativa è stata sospesa per valutare come farla con le modifiche che si sono rese necessarie, non per non farla. Qualche piccola realtà di packaging, di meccanica l’abbiamo vista, ma niente in grado di sostituire il tessile-abbigliamento. Ci sono ancora alcune aziende che vanno bene, sono belle realtà ma fine a se stesse. Siamo passati dal cappello alla maglia, ma il passaggio dalla maglia a qualcos’altro non c’è (ancora) stato. A Carpi – ammette dispiaciuto - stiamo vivendo una sopravvivenza. Per il Paese, invece, sono piuttosto fiducioso, penso a Bologna, alle città lungo la via Emilia e poi a Milano, che è una cosa a sé. E’ stata, è e resta una fucina micidiale e nonostante il Covid abbia picchiato duro, Milano ha mantenuto le caratteristiche per essere la locomotiva d’Italia”.
Difficile dire se essere confortati o meno da queste parole, di certo uno spiraglio di luce viene dalle considerazioni di Saraceni sul rapporto con gli istituti di credito. “Il mondo bancario ci ha premiato – dichiara con un certo orgoglio -. Vedo attenzione verso le aziende strutturate come la mia, mi auguro sia la stessa cosa per quelle più piccole e per gli artigiani. Io so che, il metterci la faccia come abbiamo fatto noi, è stato premiato. Oltre a questo serve, ovviamente, avere un progetto di futuro. Posso affermare che ci sono stati momenti difficili, ma ora ci stiamo muovendo insieme, pur nella diversità dei ruoli”.

E’ consapevole della necessità di dare slancio al territorio, che imprese e istituzioni devono dare la massima attenzione allo sviluppo locale, ma “devono farlo con la concretezza che ci ha contraddistinto, non inseguendo un’utopia. Non sono per il fare comunque, ma per il fare se si ha la quasi certezza che funzionerà. Spero che le cose cambino, ma non posso nascondere che, se vogliamo invertire la tendenza, dobbiamo mettercela tutta. Non possiamo cercare rimedi in cose ormai superate, se vogliamo farcela come territorio e come impresa dobbiamo adattarci velocemente alla velocità del mondo”. Ed è proprio in questa logica che, in Garc, è presente la figura dello psicologo. “Se non capiamo i giovani, siamo a piedi domattina. L’attenzione al giovane vuol dire parlare con lui, vuol dire sapere se sta capendo l’azienda, vuol dire mettersi in discussione e domandarsi se le impostazioni basate su criteri vecchi, anche se robusti, vanno mantenute o meno. Possono aver dato risultati, anche ottimi risultati, ma bisogna saperle mettere in discussione. Un’azienda che vuole scommettere sul futuro deve saper ascoltare i giovani e permettere, anzi facilitare, il ricambio generazionale. E, glielo assicuro, il passaggio generazionale è tanta roba”. Realista ma fiducioso come deve essere ogni imprenditore. “Vedo un mondo che vuole continuare – conclude Claudio Saraceni -, non ho la percezione di un mondo che vuole lascarsi andare”. E io esco da questa chiacchierata con una certezza: Saraceni si guarda indietro solo per darsi maggiore slancio per andare avanti.

B Corp: rigenerare la società attraverso il business
Ci sono certificazioni necessarie per lavorare e altre che sembrano secondarie, invece sono utilissime per capire meglio l’azienda e il tempo nel quale opera. B Corp fa parte di questo secondo tipo di certificazione, l’ultima ottenuta da Garc. Obiettivo: diffondere un paradigma più evoluto di business, concreto e replicabile. 
Le imprese certificate si distinguono perché vanno oltre l’obiettivo del profitto, fanno dell’innovazione costante lo strumento per massimizzare l’impatto positivo verso i dipendenti, la comunità in cui operano, l’ambiente e gli stakeholder. Sono aziende che scelgono di produrre benefici di carattere sociale e ambientale mentre raggiungono i risultati di profitto.
Perché certificarsi B Corp? Per almeno sette buoni motivi: differenziarsi sul mercato; misurare e migliorare le proprie performance; attrarre e trattenere talento; risparmiare e migliorare i risultati economici; ispirare gli investitori; far parte di un movimento globale di leader che condividono gli stessi valori; guidare il cambiamento.
Il business può essere una forza positiva a più livelli se responsabilità, trasparenza, indipendenza, innovazione, inclusione, passione, rigeneratività animeranno il lavoro. Perché, come dice Claudio Saraceni, “rigenerare la società attraverso il business è possibile”.
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