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Sei di Carpi se..

Con sguardo attento

Annalisa Bonaretti • gen 29, 2021
Covid e occhi: ne parliamo con Alessandro Cenatiempo, direttore dell’Oculistica Area Nord. 
Ma... di occhi parla anche il vescovo Erio
Con sguardo attento
Annalisa Bonaretti

Mani pulite, bocca e naso protetti, queste le prime cose che associamo al Covid-19, dimenticandoci dell’importanza degli occhi e scordando che il primo medico a dare l’allarme è stato, il 30 dicembre 2019, un oftalmologo di Wuhan, il dottor Li Wenliang, 33 anni. Si ammalò il 10 gennaio 2020 dopo aver curato un paziente con glaucoma ed è stato stroncato il 7 febbraio 2020 proprio dal virus che aveva cercato di combattere. Aver dato per primo l’allarme sulla diffusione del Coronavirus gli ha procurato minacce, il fermo della polizia; l’essere stato proclamato martire ed eroe nazionale il 2 aprile è solo una piccola consolazione per i famigliari e gli amici che lo hanno amato e perduto.
Ecco dunque che occhi e oculisti hanno un posto di primo piano nel Covid; come spiega Alessandro Cenatiempo, direttore dell’Unità operativa di Oculistica dell’Area Nord, “una correlazione tra occhi e Covid c’è. Partiamo dalla congiuntivite virale, una patologia piuttosto comune: secrezione, gonfiore, arrossamento, bruciore, intolleranza alla luce. Fra le congiuntiviti epidemiche quella più nota e diffusa è quella da Adenovirus nota per la sua alta contagiosità - si trasmette con estrema facilità -, i focolai più comuni sono in ambito lavorativo e familiare. Capita spesso che all’inizio noi vediamo un paziente affetto da congiuntivite virale e poco dopo vediamo i suoi colleghi e i famigliari ed i suoi contatti. 
Naturalmente – osserva Cenatiempo – una semplice congiuntivite non deve allarmare, però se è associata a febbre e problematiche respiratorie si deve considerare come sospetto sintomo collegabile a Covid. Questo perché – prosegue – è possibile che il virus penetri attraverso la mucosa congiuntivale. Se poi questa via d’ingresso possa portare a una polmonite, è tutto ancora da verificare”. 
Come dire: il virus ha una capacità di penetrazione altissima, ma dall’occhio la carica virale non è temibile come da naso e bocca che fanno parte dell’apparato respiratorio. Comunque, puntualizza Cenatiempo, “è importante proteggere gli occhi. Distanziamento, igiene delle mani, mascherina sono fondamentali, ma se si può, soprattutto in ambienti dove è presente o si sospetti vi siano persone positive al Covid, è bene portare anche gli occhiali. Non è un caso che, in ambito sanitario, vengano usati o sostituiti con la visiera. In base alle conoscenze attuali, tecnicamente, è possibile che il virus possa penetrare dagli occhi ed è molto probabile che avvenga. Però, fortunatamente, non abbiamo casi nei quali si possa affermare con certezza che ad un primo ingresso del Coronavirus dagli occhi si sia poi sviluppata una polmonite interstiziale”.
Il dottor Cenatiempo raccomanda comunque, la massima attenzione sempre, e in certe situazioni una attenzione super ed è quando si abbassa la mascherina come, ad esempio, per bere o mangiare, quello, a suo avviso, “è un momento pericoloso, ovviamente se non si rispettano le distanze”.
Stare in guardia quindi, proprio come fanno medici e paramedici all’ospedale. Alessandro Cenatiempo, grazie al rigore delle nuove abitudini rese necessarie in quest’ultimo anno, può affermare con soddisfazione che “l’attività oculistica a Carpi, Mirandola, Castelfranco non si è mai interrotta tranne nei mesi di lockdown di marzo e aprile 2020. Nonostante questa parentesi, i volumi di lavoro sono quasi i medesimi del periodo pre-Covid. Abbiamo continuato a visitare e ad operare, penso che ci abbia aiutato la nostra chirurgia ambulatoriale che, non richiedendo la degenza, non ha dovuto subire forti rallentamenti. Noi siamo molto attenti al distanziamento delle persone, a sanificare tra un paziente e l’altro, abbiamo un doppio filtro all’ingresso dell’ospedale e del reparto, chiediamo ai nostri pazienti di rispettare l’orario e non arrivare in anticipo per evitare di farli aspettare fuori, che in periodo invernale non è raccomandabile”. Insomma, la disciplina personale è in grado di fare la differenza. Basta avere, è il caso di dirlo, un occhio di riguardo per sé e per gli altri perché dai nostri comportamenti non dipende solo la nostra salute, ma nel caso del Covid-19, anche quella di chi abbiamo vicino.
Ed è, questa, una raccomandazione anche di monsignor Erio Castellucci, vescovo di Modena e di Carpi che, in occasione di san Geminiano, ha scritto la lettera “La lampada del corpo è l’occhio. Per una speranza rigenerante”.
E, con parole di speranza, l’augurio che ci facciamo tutti è che il Covid-19 venga presto debellato; chissà se questo virus che ha cambiato il mondo servirà a rigenerare questa nostra umanità.

“La lampada del corpo è l’occhio”, la lettera ai modenesi del Vescovo Erio

Alessandro Cenatiempo sa da sempre che gli occhi sono lo specchio dell’anima e anche per questo, da anni, fa memoria, con intensa partecipazione, della festa di santa Lucia, protettrice della vista. Nel tempo, a celebrare la messa il 13 dicembre, si sono succeduti i nostri tre ultimi vescovi: monsignor Elio Tinti, monsignor Francesco Cavina, monsignor Erio Castellucci. Riprendiamo, dalla lettera di quest’ultimo ai modenesi in occasione del Patrono il 31 gennaio, un brano dedicato agli occhi.
… Del resto lo sguardo, fin dall’inizio della nostra vita, è il primo mezzo di relazione: mamma, papà, fratelli, hanno parlato con gli occhi prima che noi potessimo comprendere il suono della loro voce; e sentivamo bene se da quegli sguardi partiva approvazione o rimprovero, tenerezza o severità, indifferenza o affetto. Gli occhi parlano più chiaramente della bocca. Per Gesù, addirittura, il grado di lucentezza dell’occhio rivela la luminosità o meno dell’intero corpo, cioè di tutta la persona. Lo sguardo minaccioso incute paura, quello dolce trasmette accoglienza, gli occhi accigliati esprimono preoccupazione o disapprovazione, quelli lacrimosi attirano comprensione o lanciano un grido di aiuto. Il linguaggio degli occhi tocca tutte le corde del cuore”.
A.B.
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