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Sei di Carpi se..

DISTURBI ALIMENTARI

Dottoressa Alessandra Bulgarelli • gen 22, 2019

Dottoressa Alessandra Bulgarelli

A chi non è mai capitato di guardarsi allo specchio e di vedersi “uno schifo”?Chi non ha mai detto o anche solo pensato “oddio...mi sento davvero grassa/o...ora basta...da domani devo assolutamente mettermi a dieta”?
Essere insoddisfatti del proprio corpo è un’esperienza del tutto normale e molto comune. Le emozioni che proviamo e che spesso etichettiamo come negative (quali l’ansia, la rabbia, la vergogna, la colpa e molte altre), così come i pensieri che ci passano per la testa, sono capaci di influenzare anche il modo nel quale ci vediamo riflessi nello specchio. Ed è anche per questo motivo che quando non stiamo bene, quando “sentiamo male e pensiamo male”, finiamo spesso per vederci anche male.
La relazione tra cibo ed emozioni è un labirinto inestricabile in cui possono perdersi anche i terapeuti più esperti.
E allora forse è utile chiedersi “cos’è che porta da una normale insoddisfazione per il proprio corpo allo sviluppo di un disturbo alimentare”?
Ognuno di noi stima il proprio valore personale e, quindi, la propria autostima a partire da “come gli vanno le cose” in vari domini di vita: la scuola, il lavoro, la famiglia, il partner, gli amici, gli hobby e...l’aspetto fisico! E’ del tutto normale che ad ognuno di noi piaccia sentirsi bene e vedersi bene (anche fisicamente) ed è altrettanto sano dedicare del tempo alla cura del proprio corpo.
Ma quando l’attenzione che dedichiamo al nostro aspetto fisico diventa così pervasiva da schiacciare gli altri domini... quando il solo modo per essere brave/i ed amabili passa attraverso il controllo che riusciamo ad esercitare su peso, forme corporee ed alimentazione...allora iniziano a svilupparsi questi problemi.
Quali sono?
Nella sezione “Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione” (feeding and eating disorders) il DSM-5 elenca ora sei categorie diagnostiche principali più due residue e indica i criteri che, secondo l’American Psychiatric Association, devono essere soddisfatti per poter applicare le varie diagnosi: “Le due categorie residue sono destinate ad accogliere le sindromi parziali o sottosoglia e altre forme di rapporto problematico con il cibo”.
Nel DSM-5 sono stati forniti criteri diagnostici per i seguenti disturbi alimentari: la Pica, il Disturbo da Ruminazione, il Disturbo Evitante/Restrittivo dell’assunzione di cibo, l’Anoressia Nervosa, la Bulimia Nervosa, il Binge Eating Disorder (Disturbo da Abbuffate Incontrollate). Le due categorie residue sono quelle dei Disturbi della nutrizione e
dell’alimentazione con altra specificazione e quelli senza specificazione.
Come si trattato i disturbi alimentari?
Il trattamento cognitivo-comportamentale prevede un lavoro sulle motivazioni sottostanti al disturbo e sui fattori che ne determinano il mantenimento nel tempo.
Il trattamento prevede tre fasi:
1.la prima fase è finalizzata a normalizzare il peso e ad abbandonare i comportamenti di controllo del peso;
2.la seconda fase tende a migliorare l’immagine corporea, la valutazione di sé e i rapporti interpersonali;
3.la terza prevede l’applicazione di procedure finalizzate a prevenire le ricadute, a mantenere i risultati raggiunti durante il trattamento e a preparare la fine della terapia.
Gli strumenti che si sono rivelati maggiormente utili per raggiungere questi scopi sono: il diario alimentare, alcune strategie di alimentazione, il problem solving, la ristrutturazione delle idee irrazionali su di sé e su gli altri.
E’ prevista, inoltre, l’applicazione di specifici moduli di trattamento per i pazienti che presentano uno o più dei seguenti fattori di mantenimento specifici del disturbo (perfezionismo clinico; bassa autostima nucleare; intolleranza alle emozioni; problemi interpersonali).

DOTT.SSA ALESSANDRA BULGARELLI
Tel 391/1553427
Mail alessandrabulgarelli.psico@gmail.com

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