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La relazione con noi stessi e con gli altri: una splendida opportunità

Manuela Loschi: Counselor professionista e mediatore famigliare • giu 15, 2020
Ho riflettuto molto su come avrei voluto utilizzare questo spazio ed ho pensato che vorrei trasmettere concetti facili ma utili, per cui spero che la lettura di questo scritto vi lasci qualcosa di prezioso per migliorare il vostro modo di affrontare la vita.
Inizio con due domande a cui in parte cercherò di dare risposta.
Secondo voi quanto importante è la relazione di una persona con se stessa per avere una vita serena?  Secondo voi quanto importanti sono le relazioni con gli altri?
Ognuno di noi è un intero mondo, siamo complessi, siamo un vero e proprio sistema composto di tante parti.
Vi voglio parlare del nostro mondo interno, facendo riferimento ad un approccio molto utilizzato e condiviso dai professionisti che lavorano nel campo della relazione di aiuto, che si chiama: “ Le transazioni nelle relazioni”.
All’interno di ogni essere umano, ci sono tutte le parti che seguono l’evoluzione della nostra specie: prima siamo bambini, poi diventiamo adulti e poi possiamo essere genitori.

Dentro di noi, indipendentemente dall’età che abbiamo, coesistono tutti e tre questi nostri stati, ovvero c’è dentro di noi una parte bambina, una parte adulta e una parte genitore.
A seconda delle circostanze che viviamo e a seconda di che struttura interna abbiamo, noi reagiamo o con il bambino che è dentro di noi, o con l’adulto che è dentro di noi, o con il genitore che è dentro di noi.
I bambini, lo sappiamo non sono indipendenti, dipendono dai loro genitori per sopravvivere. I bimbi hanno paura, i bimbi non hanno sicurezze, devono ancora costruirle le loro sicurezze e soprattutto i bimbi non reggono le frustrazioni: se ad un bimbo togli il giocattolo si mette a piangere, i bimbi vogliono, pretendono.
Un bambino inoltre ha bisogno di coccole e attenzioni.
Quando da adulti pretendiamo, stiamo agendo usando lo stato bambino che c’è dentro di noi. I nostri stati non sono determinati dalla situazione o dall’età anagrafica, ma sono determinati da quello che facciamo, come pensiamo, come agiamo, come sentiamo le emozioni. 
Quindi quando ci sentiamo insicuri, o non reggiamo la frustrazione, o siamo dipendenti da qualcosa o qualcuno, non stiamo reagendo da adulti, ma stiamo reagendo con la parte bambina che è dentro di noi.
Gli adulti, a differenza dei bambini, sono indipendenti, non dipendono da qualcuno per sopravvivere, e hanno acquisito sicurezza. L’adulto sa che può vivere da solo, è contento di avere relazioni e le cerca, ma non sta male se qualcuno non si occupa di lui, come invece fa il bambino. Questo non significa che non gli mancano le persone ma non ha il bisogno di loro. 

Esempio: “Se un adulto per motivi di lavoro si deve allontanare per un periodo dalle persone che ama, sente la mancanza, ma non si dispera e riesce a fare altre cose e a reggere questo momento senza paura o sofferenza”.
La vita è un insieme di problemi da risolvere, è una continua sfida, l’adulto è capace di valutare la realtà in cui si trova, è capace di valutare quali risorse ha a disposizione in quel momento, è capace di desiderare il meglio per lui e di valutare come muoversi.
L’adulto è capace di reggere le frustrazioni. 
Esempio: “Se un adulto sa che può andare in vacanza solo una settimana al mese, se ne dispiace, ma non si mette a piangere o cade nella disperazione”.
E’ proprio attraverso le frustrazioni che cresciamo ed evolviamo. I genitori accettano i figli per quelli che sono, e li amano incondizionatamente.
Il genitore sa amare, accetta la persona per quella che è ed ha la capacità di donare.
Per occuparsi di qualcuno bisogna accettarlo per quello che è, se lo accetti sei in grado di prendertene cura. Per essere genitori non è necessario avere figli, lo siamo ogni volta che riusciamo ad occuparci di qualcuno e riusciamo a donare ed amare l’altro.
Quindi il bambino chiede, pretende, vuole, non accetta;  l’adulto valuta, desidera, regge le frustrazioni; il genitore dona, si prende cura e ama. 

Una volta appurato che dentro di noi tutti possediamo queste tre parti, e che a seconda della situazione in cui ci troviamo noi utilizziamo l’una o l’altra, cosa possiamo fare per migliorare la nostra vita e le nostre relazioni e con noi stessi e con gli altri?
Possiamo prima di tutto osservarci.
Possiamo osservare, ogni volta che agiamo o reagiamo, quale parte stiamo utilizzando, senza giudizio, come spettatori esterni.
Possiamo prenderci un po’ di tempo per noi stessi, tutti i giorni, e farci queste domande e darci delle risposte, ora che siamo consapevoli della presenza delle nostre tre parti interne.
Come reagiamo quando qualcosa non va come vogliamo? Cosa proviamo? Come reagiamo quando una certa persona ci parla? 
Quale parte di noi sta reagendo?
Provando a riconoscere quale parte scatta dentro di noi, senza giudicarci, riusciamo ad individuare tutte le volte che stiamo reagendo da bambini, o adulti, o genitori e questo ci permette prima di tutto di imparare a conoscerci e poi di evolvere come persone in quanto abbiamo l’opportunità di diventare i genitori di noi stessi.

Possiamo imparare a prenderci cura della nostra parte bambina con la nostra parte genitore, questo significa non dipendere da nessuno. Possiamo imparare a farci le coccole da soli e a tranquillizzarci. 
Questo comporta l’indipendenza e quindi la possibilità di instaurare relazioni sane con gli altri. 
Ogni volta che si ha bisogno degli altri, si alimenta una dipendenza, “se ho bisogno non scelgo” e ogni volta che si ha bisogno ci si riempie di relazioni disfunzionali, si entra nella parte bambina che cerca un genitore e non si instaura una relazione sana. 

Quindi, se io imparo ad osservare me stesso, se imparo a riconoscere quale parte scatta in me nelle diverse situazioni, posso imparare a fare il genitore di me stesso: posso auto aiutarmi, auto tranquillizzarmi e auto sostenermi.
Possiamo fare parlare la nostra parte genitore con la nostra parte bambina e dirle: 
“Non ti preoccupare ci sono io qui per te ci sono io qui pronto ad aiutarti, ad accudirti, non sei solo io sono sempre di fianco a te”.
Imparare a fare questo può cambiare la vita, significa non avvicinarsi più agli altri per un bisogno, ma per puro piacere di incontrare gli altri. 
In questo modo si è in grado di osservare senza giudizio anche gli altri.
Concludendo: quando imparo a relazionare con me stesso, imparo ad amare me stesso e quindi imparo a relazionare meglio con gli altri e ad amare gli altri. Di conseguenza le nostre relazioni migliorano e la nostra vita migliora.
                                                          Manuela Loschi 
                                     Counselor professionista e 
                                                mediatore famigliare
                                                       Manuela Loschi 
                                                
                                          Counselor professionista e 
                                                 mediatore famigliare
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